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Galleria Sciarra: capolavoro liberty nascosto nel cuore di Roma

Galleria Sciarra, tra arte liberty e mistero nel cuore della Capitale

Nel cuore di Roma, a pochi passi da via del Corso e Fontana di Trevi, si cela un angolo incantato, spesso ignorato anche dai romani stessi: la Galleria Sciarra.

Questo gioiello architettonico, realizzato tra fine Ottocento e inizi del Novecento, rappresenta un perfetto esempio di stile liberty italiano e racconta una storia affascinante fatta di arte, simbolismo e innovazione.

Entrando nella galleria si ha l’impressione di attraversare una soglia invisibile: dalla caotica vita cittadina si passa in un ambiente silenzioso, elegante, sospeso nel tempo. Un luogo che incanta per la sua bellezza ma che nasconde anche curiosità, aneddoti e riferimenti culturali che meritano di essere scoperti.

Origini e storia della Galleria Sciarra

La Galleria Sciarra venne costruita tra il 1885 e il 1888 per volere del principe Maffeo Sciarra Colonna di Carbognano, un aristocratico romano amante delle arti e della modernità. Il progetto fu affidato all’architetto Giulio De Angelis, noto per le sue opere in stile umbertino.

L’obiettivo era quello di creare un elegante passaggio coperto che collegasse via Minghetti a piazza dell’Oratorio, e al tempo stesso un complesso multifunzionale che ospitasse uffici, redazioni editoriali e attività commerciali.

All’epoca, il principe Sciarra stava rilanciando la rivista Cronaca Bizantina, un periodico culturale ispirato all’estetismo e al simbolismo. Fu proprio questa rivista a influenzare l’iconografia pittorica della galleria.

Il colpo d’occhio è immediato: le pareti e le volte della Galleria Sciarra sono interamente decorate da affreschi che esaltano la figura femminile e i valori borghesi del tempo. Il pittore incaricato fu Giuseppe Cellini, artista che interpretò perfettamente lo spirito della Belle Époque romana.

Simbolismo e raffigurazioni: l’esaltazione della donna

Ciò che colpisce immediatamente il visitatore sono le pitture che adornano le superfici della galleria. Le protagoniste assolute sono le donne, rappresentate in ogni pannello, angolo e cornice. La scelta iconografica non fu casuale: l’intento del principe era di celebrare la donna borghese ideale, colei che incarna valori come la modestia, la fedeltà, la discrezione, l’eleganza, la maternità e la cultura.

Le figure femminili dipinte da Giuseppe Cellini indossano abiti raffinati e appaiono in pose eleganti e serene. Ogni pannello è accompagnato da motti in latino o in italiano che illustrano il concetto rappresentato: “la pudicizia”, “la gentilezza”, “la maternità”, “l’amore per l’arte”, “la lettura”, “la musica”.

In questo senso, la Galleria Sciarra si distingue da altri esempi di arte liberty, perché anziché puntare solo su decorazioni floreali e sensuali, si concentra sull’ideale morale e sociale della donna come perno della civiltà borghese.

Architettura e stile liberty italiano

Dal punto di vista architettonico, la Galleria Sciarra è un esempio eccellente di stile liberty fuso con elementi dell’eclettismo umbertino. La struttura è a pianta quadrangolare, coperta da una suggestiva vetrata in ferro e vetro che diffonde una luce naturale delicata e omogenea.

Gli elementi decorativi, oltre agli affreschi, comprendono stucchi, cornici in ferro battuto, motivi floreali e dettagli simbolici. Le colonne, i parapetti e le modanature testimoniano l’abilità artigianale dell’epoca, mentre la vetrata rappresenta l’innovazione tecnologica di fine Ottocento.

Ogni elemento architettonico è in armonia con il messaggio artistico complessivo: la bellezza come forma di educazione morale e spirituale.

Un angolo di silenzio e cultura nella Roma moderna

Nonostante la sua posizione centralissima, la Galleria Sciarra non è una meta turistica di massa. Anzi, molti passanti ci entrano per caso, magari cercando un riparo dal sole o dalla pioggia. Eppure, una volta dentro, vengono rapiti dalla sua atmosfera sospesa e dal suo silenzio.

La galleria continua oggi a essere uno spazio funzionale, sede di uffici e della Fondazione Roma, ma è anche un luogo di passaggio aperto al pubblico durante gli orari lavorativi. Non è raro trovare fotografi, studenti d’arte o semplici curiosi intenti a osservare e immortalare i dettagli decorativi.

Leggende e racconti del popolo

Nel folclore romano, la Galleria Sciarra ha assunto anche un’aura quasi magica. Alcuni racconti popolari narrano che le figure femminili dipinte sembrino muoversi con la luce del giorno, quasi a cambiare espressione a seconda dell’umore del visitatore.

Una leggenda metropolitana vuole che, durante le notti di luna piena, si possano udire sussurri tra le colonne e le pareti, come se le donne raffigurate parlassero tra loro.

Ovviamente si tratta di racconti suggestivi senza fondamento, ma contribuiscono al fascino misterioso di questo luogo. Secondo una vecchia credenza romana, chi attraversa la galleria portando nel cuore un desiderio sincero legato all’amore o alla cultura, vedrà realizzarsi il proprio auspicio entro l’anno.

Curiosità verificate e fatti insoliti

Una delle curiosità meno note riguarda l’illuminazione originale della galleria: al momento della sua inaugurazione, il sistema di luce elettrica era considerato all’avanguardia. Inoltre, le vetrate della copertura vennero progettate per diffondere la luce naturale in modo da valorizzare al massimo i dipinti murali.

Un’altra curiosità storica riguarda la funzione iniziale dell’edificio: accanto alla redazione della rivista Cronaca Bizantina, trovavano spazio anche uffici bancari e commerciali. Questo ne fa uno dei primi esempi di edificio “multifunzionale” nel contesto urbano romano.

Negli anni Trenta, la galleria rischiò la demolizione per far spazio a un progetto urbanistico più moderno. Fu grazie all’intervento di intellettuali e storici dell’arte che il piano venne bloccato e il complesso tutelato come bene culturale.

Galleria Sciarra come simbolo di un’epoca

La Galleria Sciarra non è soltanto una struttura architettonica, ma un manifesto culturale. Essa rappresenta la visione estetica e morale della borghesia colta della Roma post-unitaria. In essa convivono l’arte, la tecnologia, l’etica e il gusto di un’epoca che cercava di reinventarsi tra tradizione e modernità.

Il suo stile liberty si fonde con una narrazione sociale raffinata, rendendo il complesso un esempio raro di arte applicata alla vita quotidiana, un museo a cielo coperto nel cuore della città.

Luogo d’ispirazione per artisti e viaggiatori

Nel tempo, la Galleria Sciarra ha ispirato artisti, scrittori e registi. Alcuni film italiani degli anni ’60 e ’70 hanno utilizzato questo spazio come scenografia per rappresentare l’eleganza decadente di una Roma borghese. Anche autori contemporanei, in romanzi e racconti brevi, hanno ambientato scene nella galleria, sfruttando la sua atmosfera senza tempo.

Fotografi professionisti e amatori, attratti dalla luce e dai colori, hanno reso la galleria protagonista di numerosi progetti visivi. Non a caso, viene spesso consigliata nei tour alternativi della capitale come tappa imperdibile per chi cerca la bellezza nascosta.

Per Concludere: Perché visitare la Galleria Sciarra?

Visitare la Galleria Sciarra significa scoprire una Roma segreta, elegante e colta. È un’esperienza che va oltre la semplice passeggiata turistica: è un tuffo nella storia artistica e sociale dell’Italia di fine Ottocento.

Chi vi entra senza aspettative, ne esce con meraviglia. Chi vi ritorna, lo fa per cogliere nuovi dettagli, per lasciarsi ispirare da quelle donne dipinte che sembrano ancora oggi sussurrare racconti di bellezza, grazia e cultura.

Una tappa obbligata per chi ama l’arte, per chi cerca atmosfere suggestive, per chi desidera vivere Roma in modo autentico. Un luogo da custodire e far conoscere, affinché la memoria di un passato raffinato e visionario continui a vivere nel presente.

“Galleria Sciarra” by ftrc is licensed under CC BY-SA 2.0. To view a copy of this license, visit https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/

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