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Pensavo fosse Amore, e invece era…

Immaginate di essere un genio della robotica che la sera prima ha fatto un sogno strano. Un po’ per scappare della noia e un po’ perché siete travolti dal genio creativo, volete dare forma a quell’idea strampalata che vi ha tenuto svegli tutta la notte. Così, con l’ardire dello scienziato pazzo, vi chiudete a chiave nel vostro piccolo laboratorio, pieno di: arnesi elettronici, componenti meccaniche, macchine e altre diavolerie come prodigio del progresso scientifico. Una martellata di qua, una saldatura di là, una piccola scossa e prova che ti riprova, riuscite finalmente nel vostro intento.

Vi abbandonate ad una esclamazione catartica: Siii…puòooo…faareeeee! che riecheggia in tutto il quartiere, svegliando il bambino dei vicini e attivando l’allarme di qualche auto. Ma voi non assomigliate tanto a Victor Frankestein, siete più simile ad un Dr. Slump, entusiasta per avere dato vita alla sua Arale. Congratulazioni! Siete tra i primi ad aver creato un “robot emotivo”, ovvero un robot capace di riconoscere le emozioni umane e di reagire empaticamente.

Ma se vi dicessi che i robot emotivi esistono realmente?

Non c’è bisogno di incorrere in cause penali per rivendicare la paternità della vostra creazione, perché c’è stato qualcun altro, prima di voi, ad aver creato robottini emotivi. Vi presento il Dr. Samani! direttore del laboratorio di tecnologia per l’intelligenza artificiale e la robotica di Taiwan, che ha coniato la parola Lovotica (crasi tra le parole amore e robotica), ossia quella disciplina che studia le relazioni di tipo affettivo/amorose tra uomini e macchine.

Non iniziate a volare troppo in alto con l’immaginazione! I replicanti di Balde Runner, l’uomo bicentenario di Asimov o i cyborg di Dragon Ball restano ancora frutto della nostra immaginazione, perché siamo ancora troppo lontani dalla creazione di robot dalle sembianze umane.

Gli esseri meccatronici di cui parliamo sono dei soffici batuffoli bianchi che, a seconda degli ormoni dell’altra persona, manifestano le loro emozioni illuminandosi in vari colori.

Ma come fanno a riconoscere le emozioni umane?

Sono costruiti con un sistema endocrino artificiale, basato sulla fisiologia dell’amore. Quindi, riconoscono i cambiamenti ormonali, li codificano e reagiscono agli stimoli esterni. Queste tecnologie sono il risultato di ricerche multidisciplinari in bilico tra: robotica, intelligenza artificiale, filosofia, psicologia, biologia, antropologia, neuroscienza, scienze sociali, informatica e ingegneria.

Posso solo ipotizzare la moltitudine di opinioni di massa contrastanti: chi considera questi robottini inutili; chi riconosce la loro utilità come soprammobili decorativi; chi inorridisce, fantasticando sui risvolti distopici; e chi ne vede il lato positivo, inneggiando al progresso scientifico.

Ma non siamo qui per dare giudizi affrettati su una tecnologia emergente, quanto analizzarne i limiti, le potenzialità e le influenze nella nostra vita. Da questo punto di vista, possiamo affermare che la lovotica sta già lanciando le sue frecce di cupido. In un giorno come tanti, il giapponese Akihiko Kondo avverte di avere “le farfalle nello stomaco”, una sensazione che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita. Akihiko si è innamorato di una rock star giapponese, Hatsune Miku! Fin qui, tutto normale, a chi non è capitato di innamorarsi di Beyoncé, Ricky Marty, Madonna… solo che Miku non è una persona come le altre,non perché è un VIP, ma perché è un ologramma. Si sa, l’amore è cieco ed è più forte di qualsiasi altra cosa. Così, nel 2018 Akihiko sposa un robotino, avatar dell’ologramma di Miku, diventando la prima persona nella storia dell’umanità ad aver sposato un robot!

Assurdo, vero? Un po’ meno se pensate che Miku è una star famosissima che fattura milioni. Ora, molti staranno cambiando opinione sulla condizione mentale di Akihiko. È molto più strano quello che è successo nell’Antica Roma, quando l’imperatore romano Caligola nominò senatore un cavallo. Poi, chi siamo noi per giudicare, quando ci sono persone che sposano animali o sé stessi, testimoniando il dilagante narcisismo che caratterizza il nostro secolo. Sposare un robot, per la maggioranza, rimane una idea folle!

Ma cos’è l’amore se non una forma di follia socialmente accettabile?

Questo i greci lo sapevano. Platone affermava: l’amore è una forma di follia! perché quando amiamo una persona ci dimentichiamo di noi stessi, desiderando il bene dell’altro prima del nostro. Ciò è una follia perché è una condizione in contrasto con lo spirito di autoconservazione della specie. La folle natura dell’amore è perfettamente evidenziata dalle espressioni della lingua italiana. Quando amiamo usiamo parole come: sono pazzo di te! ho perso la testa per te! Non riesco a pensare a niente altro, se non te!

Però questo non è amore, quanto innamoramento. Infatti, quando ci si innamora si sprigionano la vasopressina (ormone che regola la persistenza sessuale e l’assertività) e l’ossitocina (conosciuto come “l’ormone dell’amore”), responsabile dell’aumento dei comportamenti pro sociali come altruismo, generosità, empatia e fiducia nell’altro. Questi effetti socio-cognitivi emergono dalla soppressione dei circuiti prefrontale e cortico-limbico, con conseguente abbassamento dei freni inibitori sociali come la paura, l’ansia e lo stress. Inoltre, l’ossitocina porta a un aumento della dopamina (l’ormone del piacere) che attiva la curiosità e l’interesse verso l’altro. In sintesi, per la scienza ci innamoriamo per questioni chimiche e fisiologiche. Ma l’amore è tutt’altra storia, è un mistero che sfugge al nostro intelletto e che non può essere ricondotto alle leggi della ragione.  

Ma qual è la differenza tra innamoramento e amore?

L’innamoramento è un processo, che coinvolge due persone fisicamente, chimicamente e mentalmente attratte l’una dall’altra. Essendo un processo ha un inizio, una durata e inevitabilmente una fine, che culmina nello stato amoroso o nella separazione tra due individui. Invece, l’Amore è stato di grazia (direbbe Gabriel Garcia Marquez), troppo grande e profondo per essere confinato in relazioni duali. Ci si innamora di una persona alla volta, ma si possono amare più persone, con gradi di intensità e frequenze diverse.

L’Amore per la consorte non esclude l’amore che si prova nei confronti di una madre, un padre o un fratello. Ci si può innamorare di qualcuno pur continuando ad amare un’altra persona. Inoltre, l’amore non si ferma alle persone, ma si manifesta anche (in maniera diversa) nei confronti di concetti astratti come un’ideologia, un sogno, un’ambizione. Caro lettore, se impieghi tuo tempo leggendo queste folli righe è perché qualcosa ti spinge a farlo, qualcosa a cui non sai dare una spiegazione perché non l’hai ancora capito. È un interesse viscerale, una curiosità morbosa alimentata dall’amore per la conoscenza. Il passaggio dall’innamoramento all’amore richiede la capacità di rivalutare il rapporto in uno spazio concreto, nel rispetto delle reciproche differenze.

L’amore richiede impegno, pazienza, dedizione e spesso sacrificio. È un dialogo libero tra due persone in cui l’una non sovrasta l’altra, ma piuttosto l’attende o l’accompagna.  L’amore non è un sentimento, quanto l’insieme di piccoli – ma grandi – gesti che compiamo verso l’altro, mantenendo fede a ciò che sentiamo nel profondo. L’amore è fatto di rispetto, fiducia, cooperazione, lealtà. Secondo la visione di Galimberti:

“Amare significa sprofondare negli abissi della propria follia, per riemergere solo grazie all’altro”

L’amore diventa sinonimo di conoscenza, della persona che ho davanti e ciò è possibile solo se l’altro è disposto a farmi entrare nel suo piccolo e strano mondo. I difetti, i segreti, i pensieri più profondi che l’amato mi confida costituiscono quella che chiamiamo intimità, che non ha nulla a che fare con l’atto sessuale. Il tempo che avete condiviso, le esperienze vissute, le sensazioni provate, i sorrisi, gli abbracci, i baci, le lacrime e quell’uragano di emozioni che avete sperimentato, restano incastonate nella vostra mente come diamanti in una miniera. Il vostro livello di coscienza si è evoluto! perché innamorarsi presuppone il conoscere l’altro e il nuovo mondo che si delinea attraverso la vostra unione. È una sete di conoscenza reciproca, grazie alla quale l’altro vuole e deve riconoscervi per quello che siete, scevro dalle maschere e le corazze indossate per difendervi dalle ipocrisie sociali. È come se due sistemi eterogenei si fondessero, mantenendo le proprie particolarità distintive, per forgiare un nuovo sistema dalle caratteristiche uniche e irripetibili.

Ciò richiede equilibrio nel svelarsi all’altro, conoscersi senza mai esaurirsi, mantenendo una parvenza di mistero e fascinazione.  

Ricordate la legge atomica di attrazione e repulsione? Se un elettrone è troppo distante dal nucleo, il legame atomico è troppo debole per trattenerlo, così se ne separa; mentre se è troppo vicino, si fonde con il nucleo e l’atomo collassa. Quindi, affinché l’atomo sopravviva, c’è bisogno di un equilibrio tra le sue parti costituenti. Allo stesso modo, l’Amore vive di equilibri: non troppo distanti da separarsi, né troppo vicini da annichilirsi.

Ma in sostanza, cos’è l’Amore?

un’idea, un concetto, un’astrazione frutto della fervida immaginazione dell’uomo, il diletto di chi ha voluto riempire gli spazi vuoti della propria giornata. Forse è il tentativo di evitare il nichilismo intellettuale e morale che la sua mancanza genererebbe. A volte mi chiedo se l’Amore non sia solo una scusa, il pretesto per compiere cose che altrimenti non avremmo il coraggio di fare. L’uomo si è macchiato di orribili la bontà che emana. Abbiamo creato conflitti, allontanato amici, cancellato gli affetti, mosso guerre combattendo i nostri fratelli e sorelle, il sangue del nostro stesso sangue. Abbiamo torturato, trucidato, orribilmente ucciso perché tenevamo all’Amore più di ogni altra cosa, avevamo paura di perderlo e nella disperata follia l’abbiamo ucciso, giustificando l’azione attraverso il nome, chiamandolo impuramente “delitto d’amore”.

Non facciamo che cercarlo disperatamente e lo inseguiamo in una forsennata corsa. Invece, dovremmo imparare ad assaporare con ogni singolo sorso la sua essenza, proteggerlo e custodirlo.

Amare significa aprire le porte del nostro cuore, facendo entrare l’amato nel nostro piccolo e strano mondo, finché non si scopre che lui/lei è tutto il nostro Universo. Ma significa anche imparare a dire addio, lasciando andare la persona a cui teniamo di più, sapendo che il suo ricordo sarà sempre con noi. L’Amore è nel giocondo sorriso di un bambino, così innocente e ricco di buone speranze; nell’abbraccio di un fratello, nella tenera carezza di un padre e nel dolce bacio di una madre.

Nessuno può esserne immune, a nessuna età, sesso, razza, religione, ideologia. L’Amore è nelle liti, nei contrasti con gli amici, nelle lacrime di una storia sofferta, perduta, tradita. È nell’angoscia e nella malinconia, nella paura e nel dolore. Nella pace come nella guerra, nel bene e nel male, nella luce e nell’oscurità. E anche quando fa male, non distrugge, ma amplifica e si diffonde come una metastasi. L’Amore è in un bambino appena nato, trionfante nella vita, e negli occhi di un anziano arrivato al crepuscolo dei suoi giorni, rispettoso della morte.

Capisci di amare realmente qualcuno quando non sei capace di esprime i tuoi sentimenti per l’altro, perché la bellezza dell’Amore non può essere imbrigliata dalle parole, per quanto possano essere romantiche e dolci. Il sommo poeta disse:

“L’amore è la ragion che muove il Sole e le altre stelle”

Questo perché l’intero Universo è intriso d’amore, che non può essere ricondotto alla semplice razionalità umana, perché è la ragione di ogni cosa. Nella Bibbia c’è scritto che “Dio è Amore” …questa è una mezza verità perché, per quanto una persona possa ritenersi atea, abbiamo la necessità di sapere che l’Amore sia l’unico Dio di cui abbiamo veramente bisogno!

Riferimenti:

Credit: Mario Russo

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